TEQUILA OCHO BLANCO RED EDITION DIAS DE LOS MUERTOS 'CERRO GRANDE' 2020
Tequila Ocho nasce dall’incontro tra Carlos Camarena, uno dei Maestros Tequiloros più stimati, la cui famiglia produce tequila sin dal 1937, e Tomas Estes, bartender e fondatore del Cafè Pacifico e dei La Perla Bars, con una passione profonda per gli spiriti d’agave e la cultura messicana.
Bottiglia celebrativa per il tradizionale Dia de los Muertos, festa messicana dei morti, nella quale, si dice, gli spiriti dei defunti si ricongiungano alle proprie famiglie. Per onorarli vengono eretti altari pieni di offerte, frutta, dolci e le famose calaveras, i teschi, spesso di zucchero. Per la prima volta di colore rosso, un colore molto legato al Dia de los Muertos, anche in questa speciale release in serie limitata Ocho non smentisce la sua immensa qualità. Lo spirito proviene da agavi coltivate a 2290 metri slm sul Cerro Grande, a 27 km da Arandas, un’area dal terreno unico, ricco di argilla e ferro. Le agavi sono state raccolte dopo circa 7 anni dalla piantagione, ma soltanto quelle realmente mature, vengono scelte per produrre un tequila perfetto. Assieme quasi piccante e citrico, sapido a tratti, è l’irrinunciabile complemento per onorare al meglio el Dia de los Muertos.
La regione Alpina del Trentino Alto Adige è decisamente l’emblema della montagna italiana. Un piccolo e fortunato territorio ricco di prati verdi, boschi incontaminati, vette di alta quota, torrenti di acqua pura, ghiacciai delle Dolomiti di Brenta dove sgorga acqua freschissima e cristallina. La famiglia Dolzan da oltre 170 anni prosegue la tradizione della distillazione proprio in questo meraviglioso ambiente dando grande attenzione e rispetto alla natura ed ai lavori antichi di montagna come la coltivazione dell’orzo in alta quota.
Un alone di mistero avvolge le origini di un vitigno rarissimo del Monferrato Astigiano, diffuso in soli sette comuni. Non si sa se il suo nome derivi dalle “rocche” ossia da terreni scoscesi sui quali ben si adattava oppure da un antico convento di San Rocco che sorgeva nei pressi di Castagnole Monferrato. Quel che è certo ed altrettanto curioso è che fu il parroco di Castagnole, Don Giacomo Cauda, a salvare dall’estinzione il Ruché e a tramandare fino ad oggi i sentori di una Grappa unica nel suo genere, secca e, allo stesso tempo, sorprendentemente floreale.