la Grappa di Moscato e il Vermouth trovano il loro punto di contatto attraverso la continuazione dell’affinamento della Grappa di Moscato nelle botti precedentemente utilizzate per l’invecchiamento del Vermouth di Torino.
La Grappa di Barolo viene trasferita all’interno di botti utilizzate in precedenza per l’invecchiamento del Bourbon Whiskey per uno speciale affinamento.
Ribelle e scontroso. Un vitigno maledetto con l’anima racchiusa fra le colline che lo hanno visto crescere sin dai tempi storici. Ecco l’Arneis, il tesoro bianco dei pendii del Roero, un vitigno dal fascino di un bandito leggendario e maledetto. Con quel sapore gradevolmente amarognolo che persiste, trasmette alla Grappa l’essenza della fatica di una terra dove trionfano frutti e fiori. Chi ama l’Arneis è destinato a farlo per sempre, scoprendo a tavola anche la sua rara capacità di accostarsi ai gusti più salati e intensi.
La Grappa di barolo invecchiata, di grande personalità, soggiorna in legno di Rovere da due a cinque anni, fino a modificare l’originale profilo sensoriale.
L’uva Moscato veniva lasciata appassire per concentrare poche gocce di pura delizia che non dovesse avere invidia neppure del miele quanto a gradevolezza..
Verace nel suo abbinamento e poetica nella sua ispirazione, la Barbera è una Piemontese per eccellenza. Il vino nel quale affoga il “risotto che nasce nella piana” non è forse la Barbera? E ad accompagnare il bollito e fritto misto non è forse la Barbera? “Generosa Barbera. Bevendola ci pare d’esser soli in mare sfidanti una bufera”, scriveva Giosuè Carducci. Oggi degustando Grappa di Barbera pare di respirare i profumi di un bosco del Monferrato, fra i fiori di rosa canina selvatica e il profumo di amarene mature.
Un alone di mistero avvolge le origini di un vitigno rarissimo del Monferrato Astigiano, diffuso in soli sette comuni. Non si sa se il suo nome derivi dalle “rocche” ossia da terreni scoscesi sui quali ben si adattava oppure da un antico convento di San Rocco che sorgeva nei pressi di Castagnole Monferrato. Quel che è certo ed altrettanto curioso è che fu il parroco di Castagnole, Don Giacomo Cauda, a salvare dall’estinzione il Ruché e a tramandare fino ad oggi i sentori di una Grappa unica nel suo genere, secca e, allo stesso tempo, sorprendentemente floreale.
C’è piccola area in Monferrato dove cresce, sin dalla notte dei tempi, una Malvasia identitaria e inconfondibile, a bacca rossa. È il territorio di Casorzo, un’area di grande pregio naturalistico che ospita anche il “Bialbero della Felicità, autentica meraviglia della natura. Su queste colline la Malvasia sviluppa aromi identitari, tutti di inimitabile finezza… tutti da esprimere attraverso un autentica distillazione km zero. Note fruttate e floreali fra le quali spiccano la rosa e i frutti rossi e di alta maturità caratterizzano un distillato di estrema e naturale morbidezza, un connubio semplicemente perfetto con dolci.
Attraversare un vigneto di Grignolino è un’esperienza praticabile esclusivamente in una zona ben precisa: il Monferrato compreso fra Casale e Asti. Qui cresce questo antico vitigno autoctono fortemente identitario, schietto e inconfondibilmente tannico. I suoi acini contengono molti vinaccioli o “grignole” e la vinaccia esprime nel distillato che ne deriva profumi pronunciati e intensi, accompagnati da un gusto asciutto e persistente.
Una grappa fieramente secca, portabandiera di un vitigno definito “testabalorda”, che parla senza se e senza ma del suo territorio di nascita.
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